18-01-2018
In scena - "Ritratto di donna araba che guarda il mare"
Un uomo europeo, solo in una città senza nome del Nord Africa, incontra una giovane donna: i personaggi parlano lingue diverse, ma per lo spettatore “sono la stessa lingua”.
La comunicazione appare dunque costantemente precaria: ed è proprio attraverso l’utilizzo di un linguaggio sfuggente e scivoloso che lo scontro-incontro tra culture rivela tutta la sua ambiguità.
L’autore si serve di una visionarietà vivida e capace di dare consistenza teatrale alla narrazione, per poi raggelarsi in un finale dalla quiete apparente, insieme funerea e rassicurante.
Il tempo di un’illusione.
Lo spazio è la tabula rasa che possa accogliere questa illusione.
Sono frammenti, istanti tesi, interrogazioni dell’anima. Si procede per associazioni, contrasti e come un puzzle, pezzo dopo pezzo si intravede un disegno finale.